ORIGINE
La pigna si sa è il frutto di un sempreverde, e proprio per l’abbondanza dei semi che racchiude, è sempre stata associata alla fecondità e considerata simbolo di forza e prosperità fin dai tempi dei romani e poi nella simbologia cristiana. La troviamo indifferentemente sui balconi, sui cancelli di antiche ville e giardini e, come metaforico ponte tra l’umano e il divino, sulle facciate di chiese e conventi.
C’è chi dice che l’origine del nome di questo Rione- che nel Medioevo era detto Rione “della Pigna e di San Marco” per via dell’omonima basilica e che occupa la parte Meridionale del Campo Marzio dell’Antica Roma proprio dove sorge il Pantheon- abbia tratto origine dalla scultura bronzea antica di una grande pigna, oggi conservata nell’omonimo cortile in Vaticano.
In realtà, pare che il termine provenga da una estesa vigna che occupava buona parte del rione, tanto che in parecchi documenti dell’epoca è detta semplicemente “Regione della Vigna” o “Vigna”, di qui probabilmente per corruzione, da “vigna” a “pigna” il passo è stato breve.
Pigna che fu nominato IX rione di Roma il 18 maggio 1743, è una zona della città talmente ricca di luoghi di interesse che diventa complicato farne una selezione. Iniziamo allora segnalando una curiosità: qui si estendeva il più importante Tempio egizio a Roma, dedicato a Iside e Serapide, conosciuto anche come “Iseo Campense”, a testimoniare l’apertura cosmopolita verso i diversi culti da parte dei Romani. Il santuario, costruito nel 43 a.C., si estendeva su un’area di oltre 15.000 metri quadri, oggi compresa tra via del Seminario, piazza di S. Macuto, via di S. Ignazio, piazza del Collegio Romano, via di S. Stefano del Cacco, via del Gesù, un breve tratto di via di S. Caterina da Siena per ricongiungersi a via del Seminario attraverso l’area oggi occupata dall’abside di S. Maria sopra Minerva. Restaurato ed arricchito di opere d’arte da diversi imperatori, ospitava anche l’obelisco realizzato nel VI secolo a.c. in Egitto e portato a Roma da Domiziano, che si trova oggi in piazza della Minerva, su cui è stato posto il celebre elefantino.
Anche la statua di Madama Lucrezia che fa parte delle cosiddette ‘statue parlanti’ di Roma insieme a quella più nota di Pasquino e che si trova oggi sul lato della Basilica di San Marco, altro non è che un busto di Iside, secondo quanto ci fa immaginare il nodo delle vesti sul petto, che probabilmente in origine era posto nel Tempio. In passato nello spazio antistante la chiesa si tenevano diverse manifestazioni popolari, come il “ballo de li poveretti” che si svolgeva ogni primo di maggio, e per l’occasione il busto veniva ornato da aglio cipolle e peperoncini.
EDIFICAZIONE
Questo rione, diversamente da molti altri, rimase abitato durante il Medioevo, favorendone in tal modo la conservazione dell’impianto urbanistico, cui le successive trasformazioni si sono sovrapposte permettendo la lettura dei blocchi viari ed edilizi antichi. Di grande importanza per l’aspetto urbanistico attuale fu la risistemazione viaria attuata tra il XVI ed il XVII secolo. Il Rione è sempre stato molto densamente abitato e ricco di attività resta memoria degli antichi mestieri con via dei Cestari dai fabbricanti di ceste che qui avevano le loro botteghe o la memoria del Calcarario allestito intorno all’anno 1.000, una sorta di fucina permanente che consentiva il lavoro dei calcarari, gli addetti che trasformavano in calce gli antichi marmi imperiali.
Nel Rione ci sono diverse piazze che custodiscono opere d’arte e storie interessanti.
Piazza Venezia, dominata dalle forme monumentali dell’Altare della Patria o Vittoriano, con accanto il colle del Campidoglio con la piazza michelangiolesca su cui si affaccia il Comune di Roma con i Musei Capitolini; 124 gradini di marmo ricavati forse da ciò che rimaneva del Tempio dedicato alle divinità egizie, conducono sulla sommità del colle, la cosiddetta Arx, dove già dal VI secolo sorgeva probabilmente la chiesa, che dal XIV secolo sarà conosciuta con il nome di Santa Maria in Aracoeli e che oggi custodisce una statua di Gesù bambino, molto cara ai romani.
Largo di Torre Argentina con l’omonima piazza che prende il nome dal luogo di nascita di Johannes Burckardt (conosciuto come ‘Burcardo’), maestro di cerimonie papale nato a Strasburgo (Argentoratum in latino) che in questa zona aveva il proprio palazzo. L’area sacra centrale è frutto di scavi archeologici della fine degli anni ‘20 e ha consentito di riportare alla luce ben quattro templi con una datazione tra il IV ed il I secolo avanti Cristo.
Percorrendo via della Rotonda si giunge alla omonima Piazza, nota anche come Piazza del Pantheon per l’edificio a struttura circolare che la domina e che vanta oltre duemila anni di storia: attraverso un portico rettangolare con colonne corinzie si accede ad un’aula circolare con una grande cupola dove un tempo veniva onorato il culto di tutte le divinità. Dal VII secolo è stata trasformata in chiesa cattolica dedicata a Santa Maria ai Martiri (è conosciuta anche come Santa Maria alla Rotonda) e questo ha consentito che il monumento restasse preservato nel tempo. All’interno vi sono ospitate tombe di personaggi storici illustri: i primi due Re d’Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I e tra le tombe di pittori e scultori, c’è anche quella di Raffaello Sanzio.
Piazza Sant’Ignazio è stata progettata da Filippo Raguzzini che le diede la sua forma inconfondibile e originale: l’aspetto evoca infatti un vero e proprio scenario teatrale, con edifici dalle forme concave. Il design della piazza è in effetti una sovrapposizione di tre ellissi. Sulla Piazza si affaccia la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola voluta dai Gesuiti e splendidamente dipinta da Andrea Pozzo con un gioco di prospettiva che dà la sensazione di uno spazio infinito sia per il grande affresco della volta che per la finta cupola. La maestosa cupola in muratura prevista dal progetto, forse per motivi economici forse per la contrarietà degli abitanti timorosi che una cupola troppo grande potesse oscurare loro il sole, non venne infatti mai realizzata.
Ci si può posizionare con il naso all’insù in due punti precisi contrassegnati da altrettanti dischi dorati per ammirare l’effetto di questa architettura simulata.