Uno dei Rioni più piccoli della città si trova sulla sponda sinistra del Tevere, davanti all’Isola Tiberina e pochi sanno che il suo nome deriva dalla chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, precedentemente nota come Sant’Agnolo Pescivendolo.
La chiesa si trovava infatti presso l’antico mercato ittico, sotto le colonne del Portico d’Ottavia, la costruzione monumentale dedicata dall’imperatore Augusto alla sorella, nel cuore del rione.
Ancora oggi, proprio accanto al Portico si trova una copia della lastra marmorea – l’originale è ai Musei Capitolini – che riporta la dimensione massima dei pesci che potevano essere venduti nel mercato.
Per questo motivo forse tra le varie versioni dello stemma del Rione, figura l’angelo che tiene una spada nella mano destra e una bilancia nella sinistra chiaro riferimento al Foro Piscario, il mercato del pesce del Portico di Ottavia, demolito a fine Ottocento.
La versione più diffusa è comunque quella dell’angelo con un ramo di palma nella mano sinistra.
Il Rione è conosciuto soprattutto perché sul suo territorio si estende il Ghetto ebraico tra i più antichi al mondo, istituito nel 1555 da Paolo IV Carafa per separare le abitazioni degli ebrei da quelle dei cristiani, circoscrivendo la zona con un muro e tre porte su “piazza Giudia, presso S. Angelo in Pescheria e presso S. Gregorio de quattro capora” secondo quanto riportato nella bolla originaria.
La presenza del popolo ebraico a Roma del resto si era consolidata nei secoli fin dall’epoca di Pompeo. Il numero degli ebrei aumentò sotto Augusto fino a raggiungere il massimo delle conquiste sociali ai tempi di Poppea Sabina, moglie di Nerone ed essa stessa di origine ebrea Nel 1586 sarà papa Sisto V ad ampliare il Ghetto verso il Tevere, facendogli assumere una forma trapezoidale. Gli ingressi venivano chiusi dal tramonto all’alba, quando le porte venivano aperte soltanto per quanti avevano un permesso speciale o per esercitare i mestieri consentiti. Occorre attendere il 1847 quando Papa Pio IX decise di abbattere il muro del Ghetto, poi definitivamente abolito nel 1870, una volta che Roma divenne parte del Regno d’Italia.
Tra i monumenti dell’area, spicca il Tempio Maggiore, ovvero la maestosa Sinagoga con il suo originale stile Assiro-Babilonese, il Teatro di Marcello (11 a.C.) che probabilmente servì da modello per la costruzione del Colosseo, la Crypta Balbi, vasto complesso di edifici antichissimi, e la Fontana delle Tartarughe, una delle fontane più belle di Roma, la cui storia è legata a una leggenda romantica: si racconta che il duca Mattei, che abitava in un edificio affacciato sulla piazza, abbia fatto realizzare in una sola notte la fontana per stupire il futuro suocero che era contrario a dargli in moglie sua figlia. Il duca dopo essere riuscito nell’intento, testimoniando così il proprio amore alla ragazza e alla sua famiglia, affinché nessun altro potesse più godere della vista, fece murare la finestra della propria abitazione che da allora è rimasta così.